Hajdúszoboszló e il disastro……………….


Lasciamo la Romania ed entriamo in Ungheria con un tempo di merda e un vento contrario incredibile degno delle praterie americane…

Il gas è a manetta, i camion ci sfiorano e ci prendono a schiaffi insieme al  vento, sbandiamo a destra e a sinistra.

Ancora a manetta, il motore soffre, tutto sbanda, poi ad un certo punto il rumore che da sempre ho temuto di sentire in tutti i viaggi fatti ma che non è mai arrivato ( per fortuna) questa volta riempie l’aria, il rumore ferroso del motore che si blocca questa volta diventa realtà. Sembrava accartocciarsi su se stesso, tiro immediatamente la frizione per non finire a terra, accosto.

Scendiamo subito dal Generale che fuma, fuma e fuma…lascio raffreddare tutto ma ormai dentro di me so che ci sarà ben poco da fare. Si ferma un ragazzino con una moto 50, ci dice che il paese è a 7 km di distanza.

Spingiamo e spingiamo, per la prima volta in assoluto siamo noi a spingere il Generale. Noooo non mi piace per niente spingerlo.

Arriviamo all’inizio del paese di cui ancora non sappiamo il nome, c’è un piccolo negozio di alimentari, ci fermiamo lì davanti per vedere se riusciamo a cambiare il pistone, ne abbiamo uno di riserva.

Smontiamo tutto, la cuffia di plastica è completamente attaccata alla testata, si è sciolta. Al pistone manca qualche pezzo e il cilindro è graffiato di brutto…

Giuliana si mette a “rettificare” il cilindro con della carta vetrata che la signora dell’alimentari è andata a prenderci a casa, è di grana grossa e con pezzi di vernice attaccati.

Sempre la signora dell’alimentari ci porta due caffè mentre lavoriamo al motore.

Rimontiamo tutto….

Niente da fare, la leva d’accensione va completamente a vuoto.

Al paese mancano ancora 3 km circa, chiediamo alla signora “gentile” dell’alimentari se possiamo lasciare la vespa lì fino al giorno dopo, visto che ormai è praticamente buio.

“No! No!” risponde e tira giù subito la serranda del negozio, chiude tutto a chiave, e sparisce senza neanche salutare.

Bene, spingiamo fino al centro, è notte fonda, siamo sudati fradici, chiediamo a qualche passante informazioni per un hotel, ma quasi scappano tutti via. Alcuni ci rispondono, ma mentre lo fanno si allontanano di fretta.

Alle 23:00 circa troviamo un posto…

Ancora non sappiamo come si chiama questo paese.

Non sappiamo che fare, la sensazione è che ora il problema non sia il gruppo termico. Il cilindro è grippato, ma la compressione è completamente assente.

Ci dormiamo su…

La mattina dopo ripenso a quando ci siamo salutati con  Diego in Italia dopo che ci ha ospitati per la notte, gli ho detto: “questa volta andremo vicino, se ho problemi ti chiamo e ci vieni a caricare!” Ok si può fare risponde lui…

Gli mandiamo un messaggio:

io- Ciao, ho rotto il motore siamo in Ungheria non è che per caso ti andrebbe di fare 990 km “solamente” e venirci a caricare?

lui- dammi 10 minuti che sistemo mia figlia e ti faccio sapere…                                                                                            Mi Richiama dicendo che partiranno la mattina seguente, lui e Giorgio ( anche Giorgio era con Diego ed Elena nel deserto americano quando ci siamo conosciuti ed è stato lui a regalarmi la stecca di sigarette) Non riusciamo a crederci, stanno veramente partendo dalla sorridente cittadina di Santa Giustina in colle (PD) per venire qui a  Hajdúszoboszló un posto bruttissimo almeno per me e dal nome impronunciabile, conosciuto però da tutti i pensionati d’Europa per le terme e le piscine. Questa in totale sarà solamente la quarta volta che ci vediamo, la prima nel deserto, una a Venezia durante la presentazione del libro, una pochi giorni fa quando ci hanno ospitato durante il viaggio, e ora stanno venendo qui.

Prendiamo due camere in una specie di motel, una per noi e una per Diego e Giorgio, i prezzi almeno sono buoni, 23 euro a camera. Facciamo amicizia con 3 Polacchi, un uomo di 79 anni che è li con i suoi due figli di 55 e 57 per rilassarsi nelle terme appunto… già dalle 7 di mattina bevono vino e grappa locale. Il vecchio era meccanico e con una chiave da 10 in mano vuole smontare il Generale per aggiustarlo, caput caput ripete…

Carichiamo il Generale in una Renault Megane station e io e Giuliana ci sediamo praticamente incastrati tra lui e lo sportello. Il viaggio insieme a Diego e Giorgio è stato fantastico, siamo partiti subito dopo aver fatto colazione alla coop (minuscola) del paese, le pasticcerie erano chiuse. (L’unico problema è stato che Giorgio non metteva mai la sesta marcia ahahah)

Alla fine poi dopo 990 km ci fermiamo a casa di Diego ed Elena per cena, ma appena finito di mangiare ci portano anche fino a Bologna, ci scaricano tutti e tre proprio sotto casa del chirurgo (Salvatore)

La mattina andiamo subito in ospedale (vedi foto) per operare… paraolio lato frizione andato, così come si è spezzata la chiavetta della frizione e il dado praticamente che stringe tutto non c’era più… in neanche 30 minuti il Generale torna operativo e ci riporta a casa almeno da Bologna su due ruote. Ah con il pistone abbiamo fatto un ottimo lavoro perchè con quello siamo tornati a casa, la rettifica di Giuliana è stata perfetta.

Comunque, c’è sempre una prima volta, ed è andata bene così, meglio a  Hajdúszoboszló che in mezzo alla Namibia. Abbiamo scoperto nuovi fratelli, Diego, Elena e Giorgio, grazie mille siete stati fantastici, che poi alla fine quello che racconteremo di più sarà proprio la rottura del motore,  Hajdúszoboszló, e il viaggio di ritorno in macchina fino a Bologna.

 

 

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2 commenti

  • Paul-Babi-Dixie
    26 Ottobre 2017 at 14:02

    Gosh, Giorgio! Ho visto solo ora questo viaggio stranamente bello che avete fatto. Non avevo un idea che avesse andati in Rom/Ung. Grande. Sono contento che ha finito bene. In altre notizie, sto leggendo di nuovo “L’America in Vespa” – ma ‘sta volta l’edizione speciale. È bello, Gio’! Quanto mi ha fatto ridere sta mattina quando I pictured tu e Giulia in quella ‘chiesa’ a Chicago con la fila di 200 fideli che volevano abbracciarvi, e la scena della signora con il posteriore grosso nel parcheggio appena fuori quella casa del Signore. Mamma mia, ragazzi, che bellezza… miseria. Comunque, anche se già conosco la storia della vostra esperienza sulla 66, mi sta facendo veramente un piacere di rileggerla. Un saluto a Giulia, un abbraccio forte a tutti e due voi, un lampeggio al onorevole Generale, e ovviamente un bel saluto ai vostri belli animali. Vi vogliamo bene e vi auguriamo tanti altri kilometri fantastici su questa strana pianeta nostra. -Paul, Babi (e Dixie)

  • giorgio
    7 Novembre 2017 at 21:53

    Ciao Paul si è stato un bellissimo viaggio, la Romania è stata una bella scoperta….per il resto grazie mille per le bellissime parole sei fantastico e sono felice che stai rileggendo l’America in Vespa!
    Un abbraccio a voi e speriamo di rivederci presto, un super lampeggio dal Generale!!!

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Mentre percorrevamo un sentiero nella giungla senza sapere dove saremmo finiti, per la prima volta nella mia vita ho avuto la certezza di sapere cosa volevo. Perderci, nel mezzo del “nulla” ci ha fatto ritrovare l’anima!

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